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domenica 13 dicembre 2009

Il GEN (Global Ecovillage Network).

E' giunto il momento, dopo che in diversi post ne è stato fatto cenno e dopo diversi collegamenti ipertestuali, di presentare il network planetario delle comunità intenzionali e degli ecovillaggi: il GEN. Iniziamo con un breve profilo storico:

La testa di ponte dell’ingresso nella Eco-villages Age è uno dei paesi più avanzati al mondo sul tema dei diritti civili, del welfare state e delle libertà individuali: la Danimarca.
È difatti da Gaia Trust ― associazione fondata in Danimarca, nel 1987, da Ross e Hildur Jackson che riuniva quindici villaggi danesi — che parte l’idea di formare il GEN (Global Ecovillage Network).
La rete mondiale degli ecovillaggi vede la luce nel 1994 ― nel corso di un incontro internazionale a Findhorn Foundation — con fondi, ancora una volta, di Gaia Trust.
Con la nascita del GEN inizia una fase di interscambio tra ecovillaggi fino a quel momento tendenzialmente isolati e, da una situazione di comunità slegate ed auto-referenti, prende corpo un movimento con ambizioni di miglioramento della qualità della vita e di salvaguardia del patrimonio ambientale planetario.
Il GEN, da diversi anni ONG dell’ONU, è attualmente decentrato in 3 distinte aree mondiali (GEN Regional Offices): GEN Oceania and Asia , Ecovillage Network of the Americas e GEN Europe and Africa.
Al momento aderiscono al GEN migliaia di realtà, molte delle quali organizzate in reti nazionali.
Esempi significativi sono networks come Sarvodaya (che coinvolge ben 15.000 villaggi sostenibili in Sri Lanka), EcoYoff and Colufifa (di cui fanno parte 350 villaggi in Senegal), il Ladakh Project, nel nord dell’India e la “nostra” RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici).
Possiamo anche menzionare, tra le realtà aderenti al GEN, “città ecologiche” — Auroville, nel sud dell’India, la Federazione di Comunità di Damanhur, in Italia e Nimbin in Australia ―, piccoli ecovillaggi rurali come Gaia Asociación in Argentina e Huehuecoyotl in Messico, progetti di ecologia urbana come Los Angeles EcoVillage e Christiania a Copenhagen, progetti attivi nell’ambito della permacultura come Crystal Waters in Australia, Cochabamba in Bolivia e Barus in Brasil, centri di formazione umana e tecnologica come Findhorn Foundation in Scozia, il Centre for Alternative Technology in Galles ed Earthlands in Massachusetts e l’elenco potrebbe allungarsi ancora.
Da una stima effettuata pochi anni fa nell’ambito dell’americana FIC (Fellowship for Intentional Communities) erano attivi nel mondo (volendo usare i criteri di valutazione più elastici) circa 25000 progetti comunitari, con centinaia di migliaia di persone coinvolte (solo in America si contavano 2000 comunità, con centomila residenti complessivi).
Gli ecovillaggi ed il GEN, cui aderiscono oggi oltre 13000 insediamenti ecologici, sono una significativa sezione di questo più vasto fenomeno.
A livello europeo sono state censite sulla guida Eurotopia 2005 (pubblicata in tedesco ed in inglese) oltre 350 ecovillaggi e comunità intenzionali .
Il GEN ha una generale funzione di coordinamento e networking attraverso periodici incontri delle realtà confederate nelle sue sezioni continentali, newsletters, contributi a riviste specializzate (ad esempio Permaculture Magazine e Communities) e pubblicazioni .
Più in dettaglio, citando direttamente dal sito, il GEN si propone di perseguire i seguenti obiettivi:

-Sostenere lo sviluppo degli ecovillaggi nel mondo;
-Creare una rete solida, con maglie regionali, nazionali ed internazionali di ecovillaggi;
-Creare una struttura organizzativa in grado di collegare, alla base, ecovillaggi e progetti similari in un forte movimento partecipativo;
-Promuovere, nel mondo, Living and Learning Centers (centri formativi in cui possano essere apprese nozioni specifiche vivendo la realtà globale del centro ospite, generalmente un ecovillaggio) di cui si parlerà meglio tra breve;
-Supportare le comunità eco-sostenibili in forum pubblici;
-Collaborare con organizzazioni e persone che condividano i principi e gli intenti presentati.

A fronte di questa griglia, un ambito cui il GEN sta dedicando particolare attenzione è la formazione di veri e propri professionisti dell’ecosostenibilità e della vita in ecovillaggi.
Il mezzo che sta implementando, a questo riguardo, è quello dei già citati Living and Learning Centers, che offrono l’opportunità di “apprendere” i fondamenti di una vita sostenibile (tecnologie “verdi’, sistemi di riciclaggio eccetera), spesso integrati con la saggezza delle culture locali, “vivendo” la quotidianità di alcuni ecovillaggi.
Nei Living and Learning Centers viene particolarmente valorizzato un “approccio didattico” con molte applicazioni pratiche, facilmente “replicabili” in diversi punti del mondo.
In una prospettiva molto anglosassone, lo spirito dei Living and Learning Centers è: See it, do it, take it home, share it with others, and recreate something new (guarda come si fa, fallo, portalo a casa, condividi con altri e ricrea qualcosa di nuovo).
I primi partners del GEN in questa iniziative sono stati Sarvodaya in Sri Lanka, IPEC in Brasile e EcoYoff in Senegal.
Oggi, sono molti gli ecovillaggi che offrono “moduli introduttivi” come corsi di ecovillage design o di permacultura.
«I principi del living and learning sono stati la regola più che l’eccezione durante l’intera storia umana, fino a quando il sistema pedagogico-gerarchico non ha preso il sopravvento», scrive Hildur Jackson ― fondatrice, assieme al marito Ross, di Gaia Trust ed una dei protagonisti della creazione dello stesso network mondiale degli ecovillaggi — sul sito del GEN.
«In Europa», continua Hildur, «insegnanti come Steiner, Montessori, Grundtvig e Freinet hanno ispirato nuovi percorsi educativi. In India Gandhi, Tagore, Sri Aurobindo e La Mère hanno fatto lo stesso. In Brasile Paolo Freire ha ispirato una “pedagogia dell’oppresso” ed, oggi, i principi pedagogici del living and learning sono il principale veicolo utilizzato per i programmi formativi in molti ecovillaggi».
Per citare ancora il bel brano di Hildur:

«La pedagogia del living and learning si basa sul fatto che studenti ed insegnanti, insieme, definiscano cosa debba essere imparato e come. Una definizione netta dei due ruoli non è possibile né necessaria. “Imparare facendo” èil più antico metodo educativo che è bene venga reintrodotto.
Volendo fare un esempio, molte delle case costruite con balle di paglia negli ecovillaggi (e non solo quelle) sono state realizzate da studenti ed insegnanti insieme. Tutti gli elementi del vivere in ecovillaggi possono e dovrebbero essere appresi in questo modo ed un ecovillaggio, offrendo una buona varietà di aspetti legati al vivere sostenibile, è un posto ideale per applicare una pedagogia del living and learning. Imparare può dunque diventare divertente, produttivo e creativo. La conoscenza teorica può essere comunicata sul campo o in brevi sessioni introducendo il lavoro pratico.
Le università tradizionali e le scuole non sono capaci di offrire questa combinazione di teoria e pratica ma possono accordare dei crediti per percorsi formativi negli ecovillaggi. Questa è la nostra speranza per il futuro, per gli studenti di oggi che saranno i professionisti di domani
».

Volendo fare un paio di esempi, un Living and Learning Centre è attivo a Tanamalwila, in Sri Lanka, offrendo corsi in loco ed in diversi altri angoli del mondo. È specializzato in permacultura, biodiversità, diritti umani ed iniziative di pace.
Cambiando continente, un Ecovillage Training Centre è attivo nell’ecovillaggio The Farm, negli Stati Uniti ed offre corsi di permacultura (di base ed avanzata), ecovillage design, energia solare, trattamento delle acque e bioedilizia.
Riguardo il coinvolgimento di istituzioni accademiche con i Living and Learning Centres auspicato da Hildur, credo meriti di essere segnalato il programma Living Routes che collega la realtà mondiale degli ecovillaggi ad alcune istituzioni accademiche americane.
Il Living Routes offre Ecovillage-based Educational Programs; iters formativi che prevedano la permanenza in uno degli ecovillaggi aderenti al progetto per un periodo determinato (ad esempio un semestre).
I corsi seguiti dagli studenti sul campo vengono conteggiati come crediti formativi attraverso la mediazione di università coinvolte nel programma, ad esempio University of Massachusetts Amherst.