TRANSUMANZA

QUESTO BLOG E' IN VIA DI SUPERAMENTO. NE STIAMO TRASFERENDO I POST MIGLIORI SUL SITO DI VIVEREALTRIMENTI, DOVE SEGUIRANNO GLI AGGIORNAMENTI E DOVE TROVATE ANCHE IL CATALOGO DELLA NOSTRA EDITRICE. BUONA NAVIGAZIONE!

domenica 28 novembre 2010

TALANITH: convivenza matriarcale e punto d’accoglienza per donne.

Dopo alcuni giorni di silenzio, la presentazione di una nuova esperienza comunitaria, a mezzo di un breve documento offerto dalla fondatrice, Sofie:

L’associazione di promozione sociale Talanith vuole sviluppare una convivenza matriarcale sulla base di un’agricoltura naturale. Ci ispiriamo alle filosofie del “Non fare” (agricoltura naturale di Fukuoka), agricoltura sinergica, e permacultura, nonché agli studi femministi sulle società matriarcali storiche ed attuali.
Talanith vuole mettere a disposizione uno spazio dove la cultura femminile può essere sperimentata e sviluppata, sul livello economico, sociale, culturale e spirituale, nella consapevolezza che il benessere personale è collegato a tutto l’esistente.
Talanith si propone di trasmettere ciò attraverso seminari e conferenze, e di accogliere donne in difficoltà offrendo, tramite il rinnovato contatto con la Terra e la propria dignità di donna, la possibilità di trasformazione e ri-definizione.
Con il termine “matriarcato” intendiamo una società basata sui clan, che si definisce tramite la soluzione pacifica dei conflitti, un'economia di sussistenza senza distruzione dell’ambiente ed una spiritualità quotidiana che permetta abbondanza, serenità e la ritrovata assunzione di responsabilità per questo mondo. La violenza contro le donne - e contro tutti gli elementi della società - è sconosciuta nelle società matriarcali, storiche come attuali.
Talanith ha a disposizione 40 ettari, metà seminativi e metà boschivi. Esiste un orto sinergico come primo passo per la produzione di frutta e verdura biologica. Una parte dei campi può essere dedicata alla coltivazione di piante officinali, mentre attualmente si produce l’olio d’oliva biologico da 130 alberi e l’erba medica.
Tranne la piccola casa rurale che attualmente è l’abitazione unica, Talanith offre la possibilità di partecipazione attiva per la creazione di strutture nuove. Con la formula della ‘società agricola semplice’ possono essere realizzati annessi agricoli (stoccaggio, elaborazione prodotti, sala convegni, ufficio ecc.) e abitazioni (p.es. spazi di vita comune e piccoli appartamenti), con tecniche edili a misura di donna e materiali ecosostenibili (balle di paglia, casa a cupola/in legno, iurte ecc.) a seconda delle possibilità effettive.

Proposta di collaborazione
Esiste un progetto elaborato per un impianto fotovoltaico di media portata (da 500kW a 1 MW). Il progetto Talanith è partito basandosi sull´affitto di un’azienda agricola, e ha bisogno di finanziare l’acquisto del podere per poter continuare a sviluppare i suoi servizi per le donne e per la fioritura di una cultura al femminile. L’occasione del fotovoltaico (sostenuta dalle banche) permetterebbe ciò e inoltre un flusso di soldi verso le realtà delle donne.
Saremo certe della realizzazione dell’impianto fotovoltaico soltanto dopo un iter che prevede la proprietà dell’azienda agricola come primo passo. Per l’acquisto abbiamo bisogno della cifra di €500.000. Nel caso dell’approvazione del progetto fotovoltaico, per il quale il podere in questione offre le condizioni migliori, potresti beneficiare, dal momento del suo funzionamento, di un ricavo del 5% annuo sulla cifra da te messa a nostra disposizione, fino ad un massimo di 15 anni.
Nel caso non riuscisse la realizzazione dell’impianto nonostante il nostro impegno, ti rimborsiamo il tuo investimento, non prima però di 3 anni dopo l’acquisto del podere. Come nostro gesto di gratitudine puoi godere in questo periodo della nostra ospitalità, in un contesto selvatico e magico come quello offerto dal podere.
Avresti contribuito in questa maniera comunque alla creazione di un luogo che promuove la cultura della donna. La sua spiritualità, la sua dignità, il suo divertimento e la sua responsabilità per l’andamento del mondo.
Il tempo stringe.
Ti chiediamo di farci presente il tuo interesse al più presto, ti invieremo la nostra proposta di contratto e tutti i dettagli.
Ti invitiamo a venirci a trovare per conoscere e percepire la magia del posto, a farti coinvolgere da una visione di possibile convivenza responsabile e serena. Vogliamo cominciare come un cerchio di donne, con bambini e non, per poterci poi aprire a tutti gli elementi della società. La nostra casa e le nostre carte sono aperte per te.

Le donne di Talanith

Loc.Pancanino 8, San Valentino, 58010 SORANO (GR) –
Sofie 339-5293944, Rossana 339-6561849, Katharina
www.talanith.eu

lunedì 22 novembre 2010

LUNA PIENA -- domenica 21 novembre 2010 -- da Ajahn Munindo.

Guardati dall’attac-
camento
che nasce dall’affetto
perché separarsi da chi
ci è caro è doloroso;
se invece non assecondi
né osteggi l’affetto
non ci sarà schiavitù.

Dhammapada 211

Possiamo provare affetto ma quanto siamo liberi nel modo di
relazionarci a questi sentimenti? Con il Dhamma possiamo sentire quel
che sentiamo e conoscere la verità dei sentimenti: non sono la cosa
ultima e non è saggio attaccarsi e perdersi in essi. Quando ci
attacchiamo ai sentimenti li distorciamo. In un momento di
attaccamento al piacere abbiamo una sensazione di aumento di
godimento, ma se non siamo abili nella presenza mentale, non vediamo
la delusione che stiamo incamerando per dopo. Le condizioni cambiano,
il piacere svanisce, e il senso dell’io, che gode del piacere, pure
svanisce. Allo stesso tempo, generiamo una tendenza ad attaccarci, e a
perderci, nelle sensazioni spiacevoli. Piacevole o spiacevole, una
sensazione è una sensazione, ci attacchiamo a una e ci stiamo
attaccando a entrambe. Riflettendo su questa strofa, possiamo scoprire
che permettere consapevolmente a quel che sentiamo di arrivare e
andare non diminuisce la gioia. In effetti, la libertà di sentire
qualsiasi cosa sentiamo senza essere limitati dall’impulso ad
aggrapparci è il sentiero che conduce fuori dalla schiavitù.

Con Metta

Bhikkhu Munindo

(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Santacittarama
Monastero Buddhista
02030 Frasso Sabino (RI) Italy

Tel: (+39) 0765 872 186 (7:30-10:30, eccetto lunedì)
Fax: (+39) 06 233 238 629

sangha@santacittarama.org
(alternativa): santa_news@libero.it

www.santacittarama.org
www.forestsangha.org (portal to wider community of monasteries)
www.fsnewsletter.org (newsletter in English)
www.dhammatalks.org.uk (audio files)

domenica 21 novembre 2010

Newsletter dell'Associazione Basilico, novembre 2010.

Buongiorno a tutti, vi segnaliamo novità sul sito www.associazione
basilico.it
, nella sezione EVENTI, dove parliamo di:

UN ORTO CONDIVISO A SAVIGNANO (Vaiano, Prato): DA CONSUMATORI A CO-PRODUTTORI

Dal 27 novembre 2010 al 27 marzo 2011: un corso in sei tappe per imparare a progettare e realizzare un orto sinergico, nell'ambito di un percorso sociale di condivisione
L'idea dell'orto condiviso ha molte valenze: formare un gruppo di persone che condividano il piacere e l'impegno di produrre il proprio cibo, creare un luogo didattico aperto che possa essere frequentato da scolari e da adulti interessati all'agricoltura sinergica, sperimentare un modello di condivisione che possa essere utilizzato da altri gruppi, dare impulso alla nascita di tanti orti per l'autoprduzione, avviare un percorso di "Transizione".

La scelta di fare un orto sinergico, è legata tra i molti altri vantaggi, anche al fatto che un orto sinergico è un "modello di società" armonica e felice in cui convivono collaborando piante, suolo, microorganismi, batteri, funghi e tutti gli esseri di cui è ricca la terra.

Il progetto è promosso dalla Rete Val Bisenzio in Transizione di cui fanno parte le associazioni: "Basilico", "Eccetera", "La Bambina di Chimel", "Sesto Cielo", "Terra Semplice", "Venti di Terra".

Il corso, teorico-pratico, sarà condotto da Marco Naldini e Marilia Zappalà (Associazione Basilico) insegnanti della Libera Scuola di Agricoltura Sinergica Emilia Hazelip, da Giovanna Giustini dell'Associazione La Bambina di Chimel e da Stefano Mattei dell'Associazione Terra Semplice.

Per informazioni e iscrizioni: http://ortocondiviso.altervista.org/index.html
ortocondiviso@altervista.org, tel. 0574988188
Per approfondimenti:
http://associazionebasilico.it/attivita-e-progetti/scuola-agricoltura-sinergica-emilia-hazelip/
http://transitionitalia.wordpress.com/

GUARDA IL PROGRAMMA COMPLETO
http://associazionebasilico.it/eventi-1/un-orto-sinergico-condiviso-a-savignano-vaiano-prato-da-consumatori-a-co-produttori/

giovedì 18 novembre 2010

Un Giardino dell'Eden con le lenti di Dante Maffia.

Di seguito un bel pezzo critico di Dante Maffia,poeta, romanziere e saggista italiano, sul primo romanzo della Viverealtrimenti Editrice: Un Giardino dell'Eden.

Manuel Olivares è sociologo e inquieto viaggiatore attento a ciò che accade nelle comunità dei giovani, negli ambienti genericamente detti anarchici, tra quella popolazione insoddisfatta di come va il mondo e sempre in preda a cercare il senso recondito dell'essere, il fine dell'esistere.
Questo libro è una sorta di versione italiana di On the road ovviamente con problematiche diverse, con alle spalle tutto ciò che nel frattempo si è vissuto e consumato alla luce di esperienze caotiche e non sempre piacevoli.
Siddharta (il nome è mutuato da Hermann Hesse) ci dà immediatamente la misura di un cammino che si compirà verso luoghi che dovranno purificare e far ascoltare la voce del fiume, far palpitare l'anima occulta delle cose. Il protagonista ci riuscirà? Ha poca importanza, l'importante è viaggiare, incontrare gente, confrontarsi, chiudersi al mondo e poi ritornare a germogliare rispecchiandosi in un universo che sembra essere in depressione e sfaldarsi sulla ruota delle abitudini. Siddharta non si ferma un attimo, e Camelia è soltanto il primo arco di ponte su cui egli veleggia per andare oltre se stesso. Ed ecco Betania, ecco il Montepulciano di periferia, ecco la comunità semi-monastica, ecco uno squat di campagna , ecco Daddy e poi Cinghiale Assetato e finalmente l'approdo ad Auroville. Ma il giardino dell'Eden? Esiste davvero o è soltanto ansia per scoprire che cosa c'è dietro le apparenze? Così ogni incontro ne sviluppa un altro, ogni pensiero ne fa conseguire un altro in un girotondo che non ha requie e che tuttavia fa cadere le scorie dall'anima.
Si tratta quindi di una necessità che non ammette la quiete, la banalità dei rituali, che disconosce le occasioni imperanti del già visto e conosciuto. Siddharta è un uccello ubriaco di libertà, anche se non riesce a trovare il nido dove utilizzarla appieno o il cielo dove estendere le sue ali a piacimento in modo da poter dominare dall'alto. In effetti non vuole dominare, non combatte per egoismo, non si arrende alle regole che le varie società impongono e perciò vaga e vagando succhia il nettare del senso.
C'è una pagina che chiarisce apertamente il fine di questo racconto ed è uno squarcio del colloquio che il protagonista ha con Cinghiale Assetato: "Qui si trova una cultura incredibilmente antica, incredibilmente densa e la vitalità, l'esuberanza di un popolo che sembrerebbe giovanissimo. È veramente una dimensione paradossale, un universo di caos, di enormi discariche a cielo aperto ed un paradiso terrestre, soprattutto al sud, dove sembra di stare nella valle dell'Eden".
"Ma dai? Il posto che sto cercando io", si guadagna un minimo di spazio nella conversazione Siddharta, "cioè a me basta un giardino, un giardino dell'Eden. Io in realtà ci ho vissuto un certo periodo".
"Dove?".
"In un giardino dell'Eden ma non era uno spazio fisico, era piuttosto un luogo dell'anima -però- c'è un però- aveva un baratro...".
Dunque il giardino dell'Eden è come l'sola che non c'è se non dentro se stessi? Questa è la lezione del racconto? Questa la sintesi dell'errare per culture diverse, del prendere aerei, automobili, treni, motociclette? Neppure l'amore è riuscito a orientare la bussola verso il luogo cercato. Eppure è là, aspetta ognuno. Infatti "Siddharta ... parte, ancora una volta".

Dante Maffiìa

lunedì 15 novembre 2010

Salvare ortaggi in via di estinzione.

Di seguito un'intervista ad Alberto Olivucci, segnalata su Stampa Libera e scoperta da Diana Passatutto, una buona supporter, milanese, di Vivere Altrimenti.

Alberto Olivucci, titolare di un’ azienda agricola biologica nelle vicinanze di Pesaro, coltiva nel proprio orto, con lo scopo di salvaguardarle dall’estinzione, antiche varietà di ortaggi, italiane e non, resistenti a malattie e dotate di valide proprietà nutritive. Un’idea che Vita in Campagna propone ai propri lettori affinché contribuiscano alla sopravvivenza di vecchie varietà locali di ortaggi che, per motivi tecnici e commerciali, non si trovano più sui mercati.

«Un pomodoro con quattro volte più vitamina C degli altri, una zucca capace di conservarsi a temperatura ambiente per oltre due anni, un cocomero di grandi dimensioni immune da tutte le più comuni malattie della sua specie. Questo elenco di sorprendenti ortaggi potrebbe sembrare essere frutto di ricerche di miglioramento ottenuto grazie a tecniche di ibridazione e di manipolazione genetica. Invece, niente di tutto questo. Le piante che vi ho appena elencato sono alcuni dei meravigliosi ortaggi di varietà antiche coltivate nel mio orto. Sono certamente varietà rare e di nessuna di queste si trovano in commercio i semi e, in molte casi, sono in via di estinzione».
A parlare così è Alberto Olivucci, giovane titolare di un’azienda agricola biologica di San Leo, nella provincia di Pesaro, e grande appassionato di antiche varietà di ortaggi.

Come è nata questa sua passione per le vecchie varietà di ortaggi? Era il gennaio del 1996 e, mentre fuori nevicava, sfogliavo annoiato uno dopo l’altro i cataloghi delle ditte sementiere che ero riuscito a reperire. Ero deciso a ordinare dei semi per la primavera, ma trovavo questi cataloghi tutti molto simili fra di loro, con le stesse varietà di ortaggi, gli stessi tipi di pomodori, di carote, di peperoni, di melanzane; cambiavano i nomi ma le forme e i colori erano sempre gli stessi.

Ma io ero venuto in campagna a cercare qualcosa di diverso. Da due anni, cioè da quando abbandonata la città e la precedente attività di erborista avevo preso la decisione di vivere e lavorare a tempo pieno come agricoltore biologico, cercavo di realizzare il progetto di un orto famigliare che mi assicurasse una buona autosufficienza alimentare. Sono vegetariano e desidero avere sulla mia tavola non solo ortaggi e frutti ottenuti senza l’impiego di antiparassitari, ma anche i sapori, gli aromi e i profumi che, secondo me, non abitano più nei moderni prodotti dei campi.

Decisi quindi dì allargare le mie ricerche e cominciai a inviare lettere per cercare sementi adatte all’agricoltura biologica. Ero infatti convinto che le piante che avrei ottenuto da sementi prodotte con metodi biologici sarebbero state più forti e resistenti di fronte alle malattie. Non trovando nulla in Italia indirizzai le mie ricerche in Francia e in Germania. Ricevetti infine il catalogo di un collezionista che offriva ben 1.500 varietà di semi diversi di cui 250 tipi di pomodori, altrettanti peperoni e centinaia fra lattughe, zucche e fagioli, tutti da coltivazione biologica.

Da quel giorno la biodiversità entrò nel mio orto, e cominciai a coltivare pomodori rossi, rosa, gialli, arancioni, violetti, bianchi, neri e zebrati, peperoni di tutte le forme e colori e gli ortaggi antichi, quasi del tutto dimenticati, ma che hanno una storia da raccontare, spesso lunga più di un secolo. Questo collezionista, pressato dalle mie richieste, mi fornì indirizzi di altri collezionisti che si occupavano di salvare i semi di un tempo e la biodiversità minacciata dall’erosione genetica.

Grazie a questi contatti ho scoperto l’esistenza di un piccolo mondo di «salvatori di semi» che cercano gli ortaggi antichi, li rimettono in coltivazione e ne moltiplicano in isolamento i semi su piccola scala per poi ridistribuirli ad altri conservatori. Si tratta per lo più di semi di ortaggi fuori ormai da tempo dai circuiti commerciali e dati per estinti.

Ho allora iniziato a seminare ortaggi in maniera diversa, non più solo per mangiarli ma anche per conservare i semi di queste specie antiche che hanno nutrito l’umanità nel passato e che ora rischiano l’estinzione. Così ogni anno ho cominciato a raccogliere i semi di ogni pianta che coltivavo e a cercare anche negli orti degli anziani che vivono nella mia zona per trovare quelle varietà di ortaggi famigliari che sono state tramandate di generazione in generazione.

Ci illustra le varietà più pregiate che coltiva e che ha scoperto che sono più resistenti a malattie?

Molte varietà che coltivo sono curiose e rare manifestazioni della biodiversità, come le patate «Congo Blu», una antica varietà coltivata, interamente blu intenso in tutte le sue parti. Oppure come il fagiolo «Jacob’s Cattle Gasless» che non procura sgradevoli gonfiori intestinali. Infine mi dedico a mantenere in vita vecchie varietà locali come quel mais che ho coltivato quest’anno che proveniva da un anziano coltivatore della mia valle il quale non ha mai comprato la semente e che lo continua a coltivare da decine di anni. Non ha un nome, non si sa quale sia la sua origine, ma il gusto di quella polenta è squisito. E questo mi basta.

Poi ci sono gli ortaggi dotati di particolari proprietà nutritive come il pomodoro «Double Rich», che contiene una quantità di vitamina C quattro volte superiore a quella di un normale pomodoro, equivalente a quella contenuta nel frutto dell’arancia. Un’altra varietà di pomodoro interessante è «Brandywine», il cui sapore è un accostamen!o di dolce, di acidulo e di profumato. E un pomodoro che può vantare una storia avvincente.

Dopo che era stato dato per estinto, un «salvatore di semi» riuscì a ritrovarne qualche esemplare nell’orto di un anziano che morì dopo qualche anno. Purtroppo è così che perdiamo le risorse genetiche di tanti ortaggi: quando se ne vanno gli anziani che li riseminavano di anno in anno. Di quel pomodoro non c’era traccia nemmeno nella banca-semi statunitense, che tuttavia è una delle più fornite del mondo. Oggi il «Brandywine» è molto considerato, coltivato e nuovamente offerto nei listini di alcune ditte sementiere specializzate. In questa varietà ho notato una buona resistenza alle tipiche malattie del pomodoro, come la peronospora.

Ho anche altre varietà antiche che sono state riconosciute forti e resistenti ad alcuni parassiti, come il cocomero «Luna e Stelle», resistente all’antracnosi, una muffa molto pericolosa.

Le vecchie varietà sono state tutte sottoposte alla prova implacabile del tempo. Se avessero avuto dei difetti, se fossero state deboli di fronte alle avversità, se il loro gusto o le loro qualità nutritive fossero stati carenti sarebbero già state abbandonate e ormai dimenticate.

Il problema principale è che non si sono adattate alle esigenze della commercializzazione. Il pomodoro della varietà «Brandywine», ad esempio, non sopporta lunghi viaggi a causa della sua buccia sottile. Un carattere distintivo così pregiato come la buccia morbida, è invece oggi considerato un difetto perché tutte le verdure consegnate in città devono viaggiare per molte ore. Ecco che allora si commercializzano e si coltivano pomodori dalla buccia dura e spessa, senza preoccuparsi se c’è anche il sapore.

In Italia vi è la necessità di salvare le varietà antiche di ortaggi?

L’Italia è sicuramente un Paese dove la biodiversità è stata fortemente compromessa, data anche l’assenza di un intervento pubblico mirato. Le faccio un esempio: delle 27 varietà locali di cocomero riportate nei cataloghi delle ditte sementiere italiane prima degli anni ‘50 a tutt’oggi non ne rimane una sola in circolazione. Ora, grazie a un programma di ricerca finanziato dalla Regione Toscana, è stato possibile localizzare uno di questi cocomeri nell’orto di un anziano coltivatore: si tratta del «Moscatello a pasta arancione». Due agricoltori si sono presi, ora, l’onere, o l’onore, di ospitarlo nel loro orto per mantenerlo in vita.
Spero di ottenere anch’io qualche seme per vederlo crescere nel mio orto.

Se qualche nostro lettore volesse provare a coltivare delle vecchie varietà di ortaggi a chi si potrebbe rivolgere?

E mia profonda aspirazione che anche in Italia sorga, come già è successo in altre nazioni, una rete di «seed savers» capaci di gestire degli orti conservativi come il mio. Non è un impegno semplice, perché è necessario conoscere le tecniche di isolamento per evitare che piante della stessa specie si impollinino fra di loro dando origine a incroci incontrollati che distruggerebbero la purezza varietale. A tutti i lettori di Vita in Campagna, che sono sicuramente degli appassionati di orticoltura e giardinaggio, voglio raccomandare, se fossero in possesso di sementi tramandate dai loro genitori o da altri anziani, di conservarle con la più alta considerazione e cura e di mantenerle vitali riseminandole ogni anno.

Esse sono una testimonianza che viene da un passato remoto, sono il frutto delle fatiche e dell’esperienza di tante generazioni di agricoltori, sono passate per infinite mani che le hanno coltivate, selezionate e conservate. Perderle equi- varrebbe ad annientare un’ eredità, senza possibilità di recupero.

Vi chiedo anche di inviarmene un piccolo quantitativo, soprattutto se vi accorgete che vi manca la possibilità di mantenerle in coltivazione, affinché possa studiarle, conservarle e moltiplicarle per altri orti conservativi. Questo è il mio indirizzo:

Alberto Olivucci
Via Varco Biforca 7,
61010 Pietracuta di San Leo (Pesaro)
tel e fax 0541924036 oppure potete contattarmi tra
mite E- mail: seedsavers@civiltacontadina.it

Fonte: Stampa Libera

giovedì 11 novembre 2010

Un orto sinergico al Villaggio Verde.

Ho il piacere di condividere con i lettori di Vivere Altrimenti questo bel video su un nuovo orto al Villaggio Verde, un'opportunita' per approfondire i principi dell'agricoltura sinergica.
Buona visione!

http://www.youtube.com/watch?v=2c2nM6j3HeE

martedì 9 novembre 2010

Il Progetto Cerchio Sacro.

Ho il piacere di condividere la presentazione di questo nuovo progetto comunitario che mi e' stata offerta da Maddalena, la quale ha espresso, lusinghieramente, "ammirazione per il progetto di vivere altrimenti con il quale ci sintonizziamo perfettamente".
Maddalena:



Progetto di vita orientato alla sostenibilità economica, sociale, ambientale ad orientamento olistico-spirituale

Obbiettivi: guarigione spirituale e riconnessione dell’uomo con il creato attraverso la ricerca di senso, sacralità della vita, sviluppo della consapevolezza autosufficienza, sopravvivenza, sviluppo della creatività e delle potenzialità umane.
Località: media montagna, 450m slm;
paese: Serra San Quirico (An ) Marche, nel parco naturale Gola della Rossa e di Frasassi.
Terreno: 6 h in parte pascolo e boschivo
Nuclei abitativi: Antichi Casolari colonici in pietra di proprietà, 2 disabitati da circa 40 anni di cui il più piccolo semiristrutturato e l’altro, di 250mq, rudere in vendita da adibire a 3 – 4 soluzioni abitative più sala per attività e cucina comune con annessi vari. Possibilità di versare una quota per acquisto ruderi, costruzioni in legno o paglia, possibilità di acquisto di altri ruderi nelle vicinanze, possibilità di scambi vari.
Fonti: 2
Spazi: comuni e privati con condivisione del terreno e lavori comuni
Metodo di relazionarsi: basato sul cerchio: facilitazione e consenso, comunicazione ecologica gestione conflitti
Alimentazione: orientamento alimentazione sana, biologica integrale, tendente al vegetariano ma onnivora, con attenzione alle combinazioni alimentari
Metodi di agricoltura: agricoltura biologica, aperta ad altre possibilità di sperimentazione tipo naturale, sinergica, biodinamica.
Allevamento: si
Partecipanti: Schiasta più numerosi aiutanti simpatizzanti. Fase creazione tribù: accettiamo nuovi membri previa preparazione vita a contatto con la natura.
Lavoro e pratiche ecostostenibili: possibilità di incrementare l’ecoturismo con creazione di una scuola natura, centro di guarigine, centro escursionistico, centro sviluppo potenzialità umane e ricerca spirituale, benessere psico-fisico, centro polivalente artistico, locanda di cucina naturale e foresteria fattoria didattica e laboratori artigianali multidimensionali, seminari, gruppi di sostegno.

RICERCA PERSONE
cerchiamo gente giovane che si è stufata di vivere in questo modello di società alienante che sia risvegliata spiritualmente e forte fisicamente, responsabile, coraggiosa, creativa, con spirito di condivisione e di sopravvivenza capace di mettersi in discussione, disponibile agli spostamenti e a sperimentarsi con il lavoro, la fatica, flessibile per possibili cambiamenti futuri, disposta se ce ne sarà la necessità a, eventualmente, frequentare corsi per imparare ad armonizzarsi con la natura (ecologia profonda) che abbia un minimo di capitale da investire per la creazione insieme di un nuovo modello di vita e di sopravvivenza
non identificato/a in nessuna religione o forma di pensiero estremizzata che abbia una visione olistica del tutto pur essendo credente che un mondo basato sull’amore sia possibile.

…dal momento che la creazione di questo tipo di contesto è orientata a ricreare un nuovo sistema di vita olistico percui complesso e dinamico, le persone che vi faranno parte dovranno essere pronte, al fine d'integrarsi nella maniera più sana possibile, a sperimentare attraverso i nostri pre-corsi di ecospiritualità ed ecosostenibilità la riconnessione con la madre terra che tende allo sviluppo armonico delle potenzialità dell’uomo in relazione ecologica con tutte le forme viventi dove saranno trasmesse tutte quelle conoscenze antiche e moderne nell’ambito della sostenibilità ambientale, sociologica, economica: dalle erbe officinali e commestibili alla medicina olistica e pratiche di ecosciamanesimo, dalle tecniche di sopravvivenza a quelle utili in agricoltura, metodi di conservazione di cibi, abilità manuali e tecniche costruzione, artigianato, allevamento, arte, educazione, astronomia, geologia, nautica, saggezza dei popoli nativi, conoscenza realtà 2012, al fine di sviluppare sane relazioni con gli altri, arricchire, ridare significato, integrare il più possibile diversi ambiti di vita che hanno come filo conduttore la natura e la sopravvivenza, funzione, sviluppo, reintegrazione dell’uomo in essa in armonia con il creato.

Il cerchio sacro luogo di guarigione e ricongiungimento con madre terra progetto ecovillaggiospirituale - Serra San Quirico (AN)
Tel 3334558472
E Mail schiasta@alice.it; schiasta@libero.it
Web Site www.ilcerchiosacro.it

domenica 7 novembre 2010

IL MITO SMITIZZABILE (DELLA GIOVINEZZA).

Di seguito, una lettera saggioo dell'amico Plinio Perilli, critico letterario, in merito ai primi 2 titoli della Viverealtrimenti Editrice.
Plinio:


Per Manuel Olivares
e i suoi comunardi ecovillaggi o Giardini dell’Eden…


Caro Manuel,
quest’estate dunque ho fatto una scorpacciata dei tuoi libri: parlo nella fattispecie degli ultimi due, e in contemporanea, passando peraltro da uno all’altro senza soluzione di continuità… Due testi in effetti simmetrici, felicemente specchiati, biunivoci, rifrangenti – che mi tengono compagnia e mi inducono a viaggiare con loro: nei paesi, nei luoghi, nei “siti” comportamentali, e soprattutto nelle ininterrotte, irrinunciabili odissee della Psiche; fra i corpi “idealisti” e perfino nei linguaggi accaniti o taciturni quasi di tre generazioni di giovinezza…
Fu vera gloria? insinuava, catechizzava Manzoni per le impennate, sciabolanti imprese napoleoniche… Figurarsi per le grandi conquiste e le piccole ma assolute guerre di Libertà che oggi – ma ancor più nei decenni scorsi – un drappello eroico di paladini frikkettoni combatterono, per se stessi e per noi tutti, a nome dell’inseguita, conclamata, rivendicata Pace Nel Mondo…
Ai posteri l’ardua sentenza – ma dove sono i posteri?, le vie luminose di una posterità che oggi langue o si macera nella totale anarchia della speranza, in preda a una sindrome da benessere all’ultimo grado sconsolata d’anima e orfana di qualsivoglia autocoscienza…
Lontane, troppo lontane, Manuel, le emozioni distillate e poi bevute in versi dei padri storici della beat generation… Loro, oh loro sì, ebbri sempre di libertà e promesse magnanime! Ricordi certi passaggi, certe arringhe per l’appunto lirico-libertarie di Kerouac?:

È un amico fallo sognare;
Non è tuo fratello, non è tuo padre,
Non è San Michele, è uno qualsiasi.

È sposato, lavora, continua a dormire
Dall’altra parte del mondo,
Va’ a meditare nella Grande Notte Europea

Ve lo spiego a modo mio non al vostro,
Bimbo, Cane – – ascoltate: cercate la vostra anima,
Andate a fiutare il vento, andate via, lontano.

Ti sto scrivendo, ora me ne rendo conto, una lettera-saggio dove ti do conto di questa emozione, di questa Utopia concretata… Ah, questi intellettuali nostrani, che nemmeno per fare i complimenti agli amici sanno staccarsi dalle forme codificate, dai codicilli seppur felici della cultura codificata!…
… Cercate la vostra anima, / Andate a fiutare il vento, andate via, lontano.”…
E tu l’hai preso proprio alla lettera, Padre (o meglio, Nonno) Jack On the Road…

La vita è una disgrazia. Chiudete il libro, tirate avanti,
Non scrivete più sui muri, sulla luna,
Nella Taverna del Cane, nel mare, nel fondo nevoso.

Cercate Iddio nelle notti, anche le nuvole.
Quand’è che si chiuderà questo gran cerchio nel teschio
Ah, Neal; esistono uomini, cose da fare, fuori.

Grandi immense tombe d’Attività
nel deserto africano del cuore,
Angeli neri, donne a letto

con le belle braccia aperte per te
da ragazze, un po’ di tenerezza
Implorano nello stesso sudario.

… Esistono uomini, cose da fare, fuori… Emozione, dicevo, utopia concretata…

“Benvenuti in una storia che inizia in un modo banalmente post-moderno”…
Fortuna che sei autoironico, Manuel caro! Non ne potevamo più di questi stereotipi e perfino del loro esatto contrario; dei tòpoi borghesi e delle risvoltate, rovesciate trasgressioni catartiche… Occorreva insomma una grande, impietosa prova – o autoritratto – di dolente sarcasmo: epocale, libertario, psicologico, narrativo…
Benissimo allora accelerare e aggirare l’impervio, affabulato Mito (smitizzabile) della Giovinezza, con una sana, agile professione (e profusione) d’ironia omeopatica, sfottò – evviva – sapientemente psicoterapico…

“ Siddharta – i suoi amici gli hanno affibbiato un soprannome un po’ abusato e forse impegnativo dopo aver letto, a turno, il celebre romanzo di Hermann Hesse – è stato iniziato oggi al Sahaja yoga ed ha la Kundalini che corre libera nelle sue nadi.
Di lui posso iniziare a dire che, quasi del tutto digiuno di senso pragmatico della vita, tenti rocambolescamente di rifarsi coltivando una vaga propensione mistica.
Figlio della New Age, di cui ha respirato in famiglia le autentiche suggestioni dei primordi e le più recenti cadute becere, ha millantato troppe volte una dubbia tensione a vivere semplicemente qui ed ora, avvolto in un’aura di ‘sdrammatizzata’ buddità”. (pp. 5-6)…

Ebbene, sempre più ammaliato, intrigato dalla qualità (e quantità) di ricerca di Comuni, debbo anche e al contempo riconoscere che Un giardino dell’Eden (diciamo così, il suo monozigotico “gemello” narrativo), ha delle sue precise doti espressive, “visive”, nonché di ritmo, che davvero lo rendono adattabilissimo a una sorta di riduzione diciamo cinematografica… Lasciamo stare le ingenuità – che vi sono – ma in ogni caso compensate dalla insolita freschezza e soprattutto necessità del suo porsi, imporsi, scomporsi, deporsi, riporsi – come creatura paradossalmente e (forse) parodiatamente sincera di un mondo e un modello dominante viceversa spasmodicamente falso e atteggiato al nuovo:

“ La sua mente è un groviglio di desideri contrastanti per cui, da anni, si affida fiducioso a quotidiane sedute di meditazione. Tuttavia, maldestro quasi come Will Coyote o Lupo de Lupis, la sua ricerca di ‘mente vuota’ approda solo di rado a qualche fragile risultato.
Siddharta studia lingue orientali e sta cercando di specializzarsi in sanscrito.
Ha avuto la sua brava esperienza in India, alcuni anni or sono da cui sostiene di essere stato cambiato.
Al momento vagabonda da alcuni mesi senza avere un posto fisso dove stare ma, a suo modo, è un signore.” (p. 6)…

“Di Manuel mi è sempre piaciuta la ‘velocità californiana’.” – scriveva Angelo Quattrocchi, nostro compianto amico e rimpianto editore di Malatempora, la Libertà libertaria fattasi stampatrice, propagatrice in proprio… – “L’ho toccata con mano sin dai nostri primi incontri. Dopo averlo messo alla prova come autore-Malatempora con un bel testo sui non mangiatori di cadaveri (l’ormai celebre Vegetariani come, dove, perché) e due, riuscitissimi, sulle comunità alternative e gli ecovillaggi in Italia e nel mondo, gli ho suggerito di cimentarsi con un lavoro di fiction. Ne è venuta fuori questa densa storia di una coppia che scoppia in quei contesti peculiarmente anomali che solo lui ha dato la prova, di volta in volta, di riuscire a scovare.”…

Angelo aveva ragione. Utilizzare gli stessi, medesimi scenari indagati da giovin sociologo per i primi saggi libertari eppure analitici, informatissimi, comprovati, testimoniati – e trasporli, arringarli all’unìsono per una storia, delle storie che ti riguardano, ti raccontano, ma insieme divagano nella consueta metafisica della fiction attualistica – è insieme una scommessa (vinta) e uno smaccatissimo, geniale colpo di teatro.
Curi, ritempri il saggio con il romanzo – e viceversa. Lascia o raddoppia: e tu raddoppi, rilanci, non lasci mai (neppure, in spirito e cuore, il corpo della tua Camelia: indimenticabile contro-eroina, dolcissima, in fondo, ed istintivamente felina, paracula e sorniona)…

“… Camelia – con cui il nostro ha appena concluso un’intensa relazione – lavora in una bottega del Mercato Equo e Solidale.
Ha l’ossessione del volontariato ed ama permettersi ancora il lusso di sognare la rivoluzione.
La sua mente è un altro groviglio di desideri contrastanti – addirittura peggiore di quello di Siddharta – che cerca invano di dirimere con una macedonia di pratiche ‘spirituali’.
Camelia si è laureata in lettere con una tessi sul campo nel Chokò, in Colombia, in cui ha elencato le articolate, pressoché irrimediabili problematiche dei nativi. ”
(pp. 6-7)…

Miracoli della Giovinezza! Protervia felice, illusione a gogò! Tempesta elettrica – avrebbe intonato, gridato in canto Jim Morrison:

Sotto la luna
Sotto le stelle
Balla roteando
La Gioventù

Condotta al Lago
da un Re & una Regina

O, io voglio esserci
Noi dobbiamo esserci
Vicini al lago
Sotto la luna
Fredda & rigonfia
che stilla il suo liquore
bollente

SSSSSSSSSSSSSSSSSSSS

Manuel caro, la tua Gioventù (prima che diventi ex!, e accade presto…), balla roteando in una serie ammirevole di Comuni, comunità, ecovillaggi personalmente indagati e praticati – vorrei quasi dire testati, se il participio con valore aggettivale non mi suonasse invero tronfio, automobilistico, beceramente appunto post-moderno… Qui la tua saggezza portatile, nonché elegante autocritica con la 48ore, trova accenti (e argomenti) di squisita adesione, ma anche meditazione, giustapposizione. E ho quasi sempre condiviso il tepore equilibrato delle tue analisi:

“ Quanto una certa stagnazione culturale, la difficoltà a delineare scenari nuovi induce a rimasticare, più o meno consapevolmente, idee, concetti che possiamo anche definire anacronistici? Quanto il ‘giovane alternativo’ di oggi, quasi per riflesso condizionato, continua ad alimentare un agonizzante approccio contestatario che non sarebbe necessariamente sbagliato se non fosse, semplicemente, inutile? Non sarebbe forse ora di accantonare un atteggiamento meccanicamente nostalgico dandosi delle concrete ed appetibili prospettive del viverealtrimenti? È, per fortuna, quanto sta accadendo in diverse realtà comunitarie attuali per quanto ritenga che molti vecchi luoghi comuni continuino a penalizzare, in modo diverso, il movimento.
Sono luoghi comuni che, partendo spesso da una visione antisistema, vanno a colpire la prosperità economica, esaltando stili di vita pauperistici, il progresso tecnologico, esaltando un ‘deep-ecologismo’ con derive arcaiciste, il pluralismo culturale (che ritengo essere uno degli elementi forti della scelta comunitaria), rifiutando talvolta il dialogo e la collaborazione con realtà che, pur comunitarie, non vengano considerate affini (magari perché troppo nel mercato o troppo spirituali, eccetera).” (p. 73 e segg.)

Balla roteando la Gioventù… Ma il rischio – che tu ben percepisci – è di rimanere al palo, prigionieri perfino della propria sacrosanta, beneamata Utopia avverabile… E dietro quell’avverabile, c’è il fervoroso e fascinoso snodo di quasi 250 pagine: e una mappa di viaggi, che sazia realmente la fantasia progressista di qualsivoglia mente libera o avventura nel mondo: USA, India, Thailandia, Sri Lanka, Australia e Nuova Zelanda, Gran Bretagna, Danimarca, Francia, Germania, Russia, Portogallo… E non minore romanzo alternativo s’instaura seguendo, diremmo quasi ex contrario, per ribaltato contrappasso, il retrocammino di Santiago che invece riconduce a casa, in Italia, nella Terra Madre di Mogliazze, Valpisa, Basilico, Campanara, Pignano, Nomadelfia, Upacchi, Ananda Assisi, Alcatraz, Urupia… Vince chi azzecca i comuni, o se non altro i capoluoghi di provincia!…

Il popolo degli elfi, sull’appennino pistoiese, in particolare, mi ha commosso e a tratti rapito come nemmeno le storie (e i miti) danesi di Christiania o quelli indiani di Auroville, mi avevano indotto ad ammettere, accogliere.

“ A pochi passi da casa nostra si trovano realtà che hanno rovesciato la quotidianità, che vivono partendo da presupposti esistenziali estremamente diversi e che stanno lì pronte a dimostrare come siano possibili altri modi di vivere all’interno della nostra collettività. Ma un buon confronto lo si fa solo se andiamo oltre il fascino che queste realtà possono emanare. La diversità produce tanta ricchezza quanto attrito: l’occhio che riesce a guardare con fare sincero la differenza è quello che non si pone né come idealista né come nemico poiché queste due tendenze opposte tendono paradossalmente a divenire uguali tra loro per la posizione estrema che entrambe assumono. ” (p. 190)…

Rovesciare la quotidianità… Divenire uguali tra noi… In feconda diversità e compresenza, anzitutto dentro noi stessi… Quella lunga riflessione che tu riporti della tua amica sociologa Cristina Salvatori mi ha illuminato il cuore con un impegno raro, e certo ostico: quel concetto insomma di anarchia ordinata che ci accende dentro un (laico) furore mistico, ma anche una letizia semplice, di valenza e rivoluzione quasi neofrancescana:

“ Gli Elfi rifiutano ogni tipo di gerarchia e di potere e basano la loro convivenza su un’anarchia ordinata fatta di parità, libertà di pensiero e uguaglianza tra le voci. Se la parola anarchia rimanda etimologicamente ad una mancanza di struttura governativa, legandosi automaticamente ad immagini di caos e disordine, essa diventa presso gli Elfi un congegno funzionante che smentisce la concezione comune. La società elfica non è affatto dotata di una naturale forza interna che mantiene ogni elemento al suo posto creando un ordine congenito, ma i suoi membri sottoscrivono un patto di tacita accettazione di fondamentali regole implicite necessarie alla quotidiana convivenza che rappresentano la vera realizzazione di questi due concetti apparentemente inconciliabili. ” (p. 188)…

Ma ecco insieme la voglia, la golosa necessità di tornare alla fiction vera del romanzo – a quel ritmo friabile e zuccherino da meringa leggera, bianca come una nuvoletta, un sogno a fumetti, ma in verità nutrientissima! – e chiedere al tuo alter-ego Siddharta nuove emozioni e approfondimenti, perfino serene ironie moderatamente, nobilmente polemiche:

“ Ad Auroville Siddharta incontra l’Europa ed anche l’Oriente, un certo edonismo occidentale e l’innocenza e la miseria indiane mescolate insieme.
La ‘Città dell’Aurora’, per essere un po’ meno critici, non dà certo la sensazione di essere uno spazio protetto o un contesto di ascesi.
È piuttosto una realtà in cui non si è perso nulla della dimensione mondana, neanche gli aspetti meno nobili ma dove, seguendo gli insegnamenti di Aurobindo, si tenta di compiere uno sforzo per farne veicolo di consapevolezza, un vettore di evoluzione.” (p. 118)…

Manuel, quando lasci il buen retiro e il Bal Ashram di Varanasi e torni un po’ (solo un po’, sia ben chiaro!) a ritemprarti nella dannata, irredimibile anarchia anarchica, anarchia disordinata di Roma?… Prima delle feste? Mi piacerebbe farti vedere una sorta di breve scaletta “in itinere”, dove scena dopo scena, viaggio su viaggio, cresce insieme la solitudine e la fervida maturità del protagonista. Un Siddharta che la sua iniziazione la fa tutta e meglio dentro se stesso, risalendo una buffa, dolce, a tratti anche cruda odissea d’esperienze.
Niente però a che fare con certe presunte ironie comiche e ridicole notazioni di costume dei filmetti italioti spacciati per “progressisti”… Basta coi frikkettoni in celluloide e perfino con quelli in digitale!… Se film ha da essere, che sia un film tagliente, scomodo e bello come una confessione sincera – un vero amore sbagliato e imperituro proprio in quell’alone e quella provvida macchia di luce…
Mi piacciono i dialoghi d’anima e più ancora gli approcci corporali, di Un giardino dell’Eden… Pochi sanno raccontare la verità tattile, starei per dire olfattiva degli amori. Tu sei fra questi pochi: “Emozioni incontenibili fluiscono con lacrime grassocce che si asciugano quasi subito ai raggi del sole, lasciando una eco chiaramente salina” (p. 64)…
Ma il messaggio vero è ancora più forte e pieno:

“Il suo sguardo non c’è più e gli occhi si socchiudono.
Il suo viso esprime un dolore senza tempo, un baratro assoluto; sembra sia stato appena deposto da una croce virtuale.
La follia l’amore, l’utopia: tutto in una stanza di suppellettili frugali, alla luce di alcune candele ed al guizzare della fiamma di un camino.
Deve andare in bagno Siddharta.
Esce e si avvicina allo spazio delle zappe.
Ne prende una, riempie una bottiglia di acqua e si avvia verso i vecchi castagni.
La nebbia spande goccioline bagnate sulla sua faccia.
Inizia a scavare una piccola buca mentre lo scuro del cielo volge, timidamente, al rosa.
Si accuccia, evacua e poi si lava, ancora accucciato, con l’acqua della bottiglia.” (p. 65)…

Da questo baratro assoluto – sdivinatamente corporale – tu risali in letizia, con autoironica, ripeto, posa di pensiero. E la Croce Virtuale attraversa, consacra e benedice in fondo entrambi i libri – con doni sapienziali, e buffe o aspre scorie emotive, di inappagabile “Disordine e dolore precoce” (il titolo è manniano).
A presto, amico mio d’Utopia (ir)risolta.
A presto, visionario “loico” che insegue insieme ai suoi amori o amorazzi, fulgidi e sudati, mezza storia ancestrale e mezzo destino sacrale di un’Umanità smarrita nel benessere, nell’equivoco in atto d’un Futuro tecnologico che retrocede invece (Pasolini dixit) nell’inarginabile Nuova Preistoria!
Si salvi chi può. Però salviamoci insieme! Ma certo non più, semplicemente, Ballando Roteando La Gioventù…
E l’hai spiegato a perfezione tu stesso, nella morale finale del tuo bel saggio sulle Comuni:

“Le comunità intenzionali e gli ecovillaggi possono dunque rappresentare realmente un vettore di cambiamento ma credo sia importante essere costantemente consapevoli della giusta dose di realismo necessaria allo scopo, del giusto tributo da pagare alla natura anche, non solo, materialistica dell’essere umano, evitando il più possibile cadute in ideologismi ingenui o spiritualismi astratti. ” (p. 238)…

Sì, le astrazioni lasciamole ai pittori astrattisti, e costruiamo, accendiamo un vettore di cambiamento, intanto dentro di noi. Con tutto il realismo necessario ai veri scopi e cambiamenti spirituali…
Credimi, tuo

Plinius

sabato 6 novembre 2010

LUNA NUOVA -- sabato 6 novembre 2010 -- da Ajahn Munindo.

Lunga è la notte
per chi non può dormire.
Lungo il viaggio per chi è stanco.
Immersa nell’ignoranza,
lunga e tediosa la vita
per chi ignora la verità.

Dhammapada strofa 60

Dove cerchiamo la verità? Possiamo cercarla nei libri e trovare
qualcosa che ci indichi la direzione. Qualcuno può dirci qualcosa che
non avevamo mai veramente sentito prima. O può succedere che siamo
intrappolati in un paradosso che non può essere risolto se non andiamo
molto più in profondità, interiormente. Stanchi dei risultati che
nascono dall’ignorare la realtà, chiediamo onestamente a noi stessi:
cosa conta realmente? Non basta raccogliere impressioni riguardo alla
realtà. È come vivere una vita a distanza. La verità non è
all’esterno, nei libri o nelle persone. La verità è una ricettività,
priva di ostacoli, di ciò che è – qui e ora. Niente di più, niente di
meno. Il significato della nostra pratica sta nel riconoscere piano
piano e nel togliere gli ostacoli alla chiara visione perché la Verità
possa rivelare se stessa.

Con Metta

Bhikkhu Munindo

(Ringraziamenti a Chandra per la traduzione)

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Santacittarama
Monastero Buddhista
02030 Frasso Sabino (RI) Italy

Tel: (+39) 0765 872 186 (7:30-10:30, eccetto il lunedì)
Fax: (+39) 06 233 238 629

sangha@santacittarama.org
santa_news@libero.it

www.santacittarama.org
www.forestsangha.org (portal to wider community of monasteries)
www.fsnewsletter.org (newsletter in English)
www.dhammatalks.org.uk (audio files)

martedì 2 novembre 2010

Resoconto dell'incontro annuale della Rete Bioregionale Italiana.

L'incontro annuale della Rete Bioregionale Italiana si è tenuto quest'anno a San Severino Marche in provincia di Macerata il 30 e 31 ottobre 2010 nel podere di Lucilla Pavoni, su una bellissima collina.

L’atmosfera è stata serena, amichevole, fraterna direi, e ognuno dei numerosi presenti, ha reso partecipi gli altri della propria esperienza di vita, delle proprie memorie e del percorso che ha portato ognuno di noi, ognuno con i suoi modi e i suoi tempi a fare una scelta ecologista, non so se profonda o meno, anche perché, vivendo in una società “moderna”, in cui certi “fattori di progresso” sono ormai dati per scontati, l’ecologia può essere solo un tendere a una vita il meno impattante possibile sull’ambiente che ci ospita, questo bellissimo mondo, che consumiamo sempre più a piene mani e che, se non cominciamo tutti a interrogarci su quelle che sono le conseguenze delle nostre azioni, lasceremo sempre più misero e inquinato ai nostri figli. (mentre sto scrivendo-sono le 6 e trenta di mattina- sento la caldaia di casa mia che parte perché il termostato ambiente a quest’ora richiede più calore, in vista del prossimo levarsi dal letto per prepararsi per il lavoro per me e per la scuola per Viola, mia figlia, e penso ai fumi che questa caldaia scarica nell’ambiente per dare a me, pigra e viziata ex cittadina di alzarmi dal letto senza rabbrividire in una giornata neanche troppo fredda, ancora, come si preannuncia l’odierna).
Ognuno dei presenti, parlando a giro, ha raccontato la sua esperienza quotidiana: per molti la scelta è stata quella del ritorno ad una vita immersi nella natura, in campagna, con un interesse notevole per un raggiungimento il più ampio possibile dell’autoproduzione e quindi abbiamo assaggiato e gradito il pane fatto in casa da Lucilla e le sue verdure speciali, coltivate con amore nel suo orto, oltre alle erbe spontanee raccolte durante le passeggiate nei dintorni della sua bella e accogliente casa, il vino di Patrizia, fatto con l’uva della sua vigna, abbiamo sentito parlare (per me era la prima volta) del caffè di ghiande di Felice e della pianta di vetiver di Benito (la pianta miracolosa), abbiamo sentito il profumo dell’olio essenziale di lavanda prodotto da Vera e abbiamo sentito raccontare del grano biologico prodotto da Omero.
La memoria in questi casi ha spesso fatto capolino: alcune di loro sono persone che dopo anni di vita in città, in condizioni soffocanti e spesso poco umane ha sentito il bisogno di ritrovare emozioni, gesti, attività già conosciuti, magari in una lontana infanzia, ma mai dimenticati, solo addormentati nella coscienza e rimasti lì, pronti per decenni a risvegliarsi
Per altre persone il discorso è stato un po’ diverso, in conseguenza di un percorso di vita che comunque, almeno al momento, ci fa rimanere (tra questi ci sono anche io) ancora in un ambiente urbanizzato. Io ad esempio vivo in un paese della provincia di Modena, per me comunque il contatto con la natura, essendo un paese agricolo, è quotidiano, ma altri vivono in città.
Per me, per noi, l’ecologia è un vivere con la consapevolezza (almeno ci si prova) che le nostre azioni, anche le più banali, hanno una conseguenza, sia dal punto di vista ambientale, ma anche sociale, umano.
Siamo un unico organismo che vive, lavora, consuma, produce, ama, si riproduce e muore e sempre si rinnova. E’ una questione di equilibri che bisogna cercare di ripristinare.
Si è parlato anche molto della proposta di legge già presentata con più di 6000 firme sull’agricoltura contadina e sulla necessità di ridare la possibilità al piccolo produttore di poter lavorare con un alleggerimento delle pastoie burocratiche. La cosa faciliterebbe un ritorno a questo tipo di attività e quindi, secondariamente, anche ad un ripopolamento di zone disagiate, da cui molte persone potrebbero ricavare un sostentamento, sempre ammesso di non dover sottostare a normative che sono nate per salvaguardare le produzioni industriali dal punto di vista sanitario e della tutela dell’ambiente.
Bentornati a Casa! Questo, che è lo slogan di apertura della Carta degli intenti della Rete Bioregionale e mi indica proprio qual è il messaggio profondo di questo “movimento” (ma questa parola non mi piace): sentirsi a casa nel luogo che ci ospita, in questo momento della nostra vita, qualunque esso sia e ovunque esso sia ed amarlo e onorarlo rispettandolo.

Caterina Regazzi -caterinareg@gmail.com

Ecco alcuni pensieri lasciati nel quaderno degli appunti da qualche partecipante:
Qualcuno ha detto:" the harder the life, the finer the person", "più dura la vita, più di valore la persona". Ho sempre pensato che fosse meglio dire: "the simpler the life, the finer the person". Poche ore con voi sono bastate per dimostrare che è così. Grazie. Alessandro

Tanta strada per arrivare alla casa di Lucilla, bellissimo posto, bellissime persone. Grazie ai partecipanti per la condivisione delle loro esperienze, storie, del loro sentire. Lara

Felicissima di accogliere nella mia casa e nel mio cuore gli amici che il Cielo mi manda... ...desidero ringraziare gli amici, che numerosi sono intervenuti all' Incontro annuale della Rete Bioregionale Italiana. E' stato un momento di riflessione, di studio e di condivisione, realizzato in un ambiente sereno, in armonia con la natura e con gli esseri che la vivono.... Lucilla

Siamo felici di aver partecipato a questo incontro. Michele, Anna, Luca, Matteo

Bellissima pausa di tranquillità e relax. Anna Rita

Stare qui insieme a voi mi è servito ad arricchire il mio bagaglio di esperienze di vita. Grazie Vera

Interessante esperienza. Da approfondire in futuro. Deanna

..quante volte ho desiderato poter condividere i momenti.. con tanto "ardore", amo molto la partecipazione sentita e lo "stare insieme" "davanti" ad un progetto comune.... Antonella

Grazie per questo incontro che mi ha dato la possibilità di conoscere persone buone e soprattutto ospitali come Lucilla! Beatrice

Da una poesia di Felice: Se posso cerco di evitare il litigio e la discussione furibonda ma ciò non vuol dire che con me non puoi esprimere il tuo pensiero, l'idea tua più profonda...

Un'esperienza interessante. Un passo avanti verso un futuro sostenibile. Benito

Sentirsi a casa: questo è quello che mi importa, qualsiasi sia il luogo che mi ospita in un certo momento della mia vita e questo cerco di perseguirlo conoscendo il mio "paese" dal punto di vista naturale, ambientale e umano, sociale. Caterina P.S. Grazie a mia nonna che ha comprato la casa di Treia, ai miei genitori che l'hanno conservata e a Paolo che la sta abitando, come se io fossi lì con lui.

Quando si è capaci di raccontare le proprie esperienze e se stessi senza ragionarci sopra allora si è a casa! Paolo

Ed ora parliamo di aspetti pratici per la continuazione del percorso bioregionale
Durante l'incontro sono stati discussi i modi per continuare a mantenere vivo l'esempio fornito attraverso la pratica del bioregionalismo. Si é sentita durante l'incontro l'esigenza di un approfondimento sui temi specifici dell'ecologia: quello sociale, quello alimentare, quello agricolo, quello tecnologico, etc. senza trascurare i risvolti spirituali connessi alla pratica ecologica soprattutto quelli relativa alla “spiritualità della natura”. Perciò é stato deciso di dare un forte segnale di cambiamento. I partecipanti all'incontro della Rete hanno sentito il bisogno di sviluppare i diversi aspetti della pratica bioregionale, ed indipendentemente dalla presenza nel luogo in cui si vive, questo significa che alcune persone di buona volontà possano sviluppare la loro ricerca in campi di ricerca a loro congeniali, fornendo così un esempio di specializzazione e trasmettendo la loro conoscenza a chi desidera approfondire l'argomento. Ad esempio nel campo della ricerca di erbe commestibili utili alla sopravvivenza l'esperienza fatta sinora da Felice (Rosario Colaci) merita di essere divulgata e portata avanti anche attraverso specifici incontri, la stessa cosa vale per l'esperienza pluriennale nel campo delle cure olistiche e naturali praticate da Sonia Baldoni. Sul tema dell'agricoltura contadina abbiamo poi l'esperienza importante di Benito Castorina (docente di economia dell'agricoltura e coltivatore di vetiver) e della veterinaria Caterina Regazzi che ha una particolare competenza per l'allevamento animale, abbiamo poi la conoscenza tecnica di Lara Ghiotto nella produzione energetica da fonti alternative, etc. Insomma le diverse specialità saranno valorizzate nel tentativo di portare avanti un discorso ecologico che entri sempre più nelle pieghe della società. Mi auguro che anche gli altri membri aderenti, che per motivi personali non sono potuti intervenire all'incontro, come ad esempio Fulvio Di Dio e Stefano Panzarasa, possano e vogliano rendersi utili alla causa rivestendo un ruolo nell'ambito delle loro specifiche competenze tecniche. Per quanto mi riguarda la funzione di addetto alle pubbliche relazioni che di fatto ho sinora rivestito potrà essere da me continuata e cercherò di svolgerla con dedizione e rispetto per tutti...
Infine... mi auguro e prego che anche i membri “dimissionari” della Rete Bioregionale Italiana vogliano rientrare nel novero dei presenti, partecipando e contribuendo alla causa comune.
Cari saluti a tutti, Paolo D'Arpini - paolo.darpini@alice.it

Altri articoli sul bioregionalismo e l'ecologia profonda:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=bioregionalismo+ecologia+profonda